Al fine de le sue parole il ladro
le mani alzò con amendue le fiche,
gridando: “Togli, Dio, ch’a te le squadro!”.
XXV canto (vv. 1-3), inferno – Commedia
D.Alighieri
non ve lo immaginate nemmeno la tribolazione che ci sta dietro quel “amendue le fiche”. roba da autoflagellarsi o, meglio, da “cavare coi denti una fica dalla natura di una mula“.
Il buon Vanni Fucci se non sbaglio…
Ricordo anch’io le tribolazioni dietro l’interpretazione di questo gesto, e pensa, ricordavo pure le parole…
E quella parolina poi, messa così…ne avrà subite di battutacce da studenti poco attenti alle questioni filologiche. Me compreso, si intende:)
corrado: come hai ragione! pensa, il mio professore ha il merito di aver gettato luce sull’argomento, dimostrando molta intelligenza e passione. e ora conosco anche un gestaccio nuovo da mostrare 😛 (anche se nessuno mi capirà, immagino 😉 )
.. sono un po’ al di fuori dell’argomento …!!!!
però almeno ora so che c’è qualcosa che non so
(ma che gioco di parole ti ho messo su !!!)
ciao
andrea: diceva un tipo morto sepolto polvere alla polvere che la persona saggia è quella che ammette: io so di non sapere.;)
ciao!