
è qualcosa di veramente bello nella merda che c’è in giro.
la prima volta che l’ho letto avevo 15 anni.
ricordo ancora quel pomeriggio caldo di giugno, la scuola che era finita, i giorni interi trascorsi con la convinzione che prima o poi sarei morta di noia (c’è stato un tempo in cui lo credevo veramente possibile, perdermi in qualche sogno allucinante per sfuggire all’abitudine e dimenticarmi di mangiare, di bere, di dormire, di vivere. ora, invece..), un salto da guida (non ero ancora abbonata alla feltrinelli), – scusi, ha questo libro? (avevo letto la recensione sul giornalino d’istituto, pensa il livello.. ) – il ritorno precipitoso a casa, la botta in fronte dopo le prime due pagine (in verità già dopo la vignetta iniziale) e il livido assurdamente vistoso e violaceo che mi ha lasciato dentro.
devo essere sincera, qualche giorno fa, quando ho ripreso questo libro in mano, dopo tanto tempo, non ricordavo assolutamente la storia, nè la trama, nè i personaggi. ma il ricordo della violenza che avevo subìto è tornato invadente e prepotente, insieme alla sensazione di malessere e disagio ma anche alla consapevolezza di come 100 pagine possono cambiare il tuo modo di vedere le cose.
sono contenta di essere così come sono e delle scelte che ho fatto, qualche volta.
non posso pensarci che è solo un libro.
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